Roccamandolfi è un antico e silenzioso borgo, arroccato sul fianco del Monte Miletto (2050 m s.l.m.), la vetta più alta del massiccio del Matese.
La montagna si insinua nei suoi stretti vicoli e invita a scoprire, sulla sommità, l'affascinante castello fortificato fatto costruire da Maginulfo, nobile longobardo. La Rocca Maginulfi, da cui il paese prende il nome, si erge maestosa su una parete rocciosa a picco sul torrente Callora, oggi importante area naturale. Le acque cristalline e le numerose forre attirano escursionisti appassionati di torrentismo.
Ai piedi del castello diruto, fatto demolire dall'imperatore Federico II nel XIII secolo, si trova un chiosco di montagna che segna l'inizio del breve percorso per il ponte "tibetano". Il ponte sospeso, che offre una spettacolare vista sul profondo canyon scavato dal torrente.
Questa natura aspra e selvaggia fu a lungo rifugio di briganti, tra cui il famigerato Sabatino Lombardi, detto il Maligno. Le loro storie e il fenomeno del brigantaggio sono raccontati in un avvincente video proiettato nel Museo Multimediale del Brigantaggio, visitabile su prenotazione.
Nel XIX secolo, le donne di Roccamandolfi erano note per la bellezza e la raffinatezza dei loro costumi tradizionali, uno dei quali è esposto in una teca nel centro del paese.
L'elegante croce stazionaria del XIV secolo introduce al percorso di visita del borgo, ideale per chi ama perdersi tra scorci panoramici e antichi portali in pietra.
Piccola ma suggestiva, la piazzetta belvedere si trova accanto alla chiesa madre di San Giacomo Maggiore, che custodisce le reliquie di San Liberato Martire, festeggiato solennemente ogni prima domenica di giugno. Le reliquie furono concesse nel 1780 da Papa Pio VI alla duchessa Anna Pignatelli, illustre esponente dell'ultima famiglia feudale di Roccamandolfi.