San Polo Matese è un piccolo comune molisano situato alle falde del Massiccio del Matese. L'origine del paese è ancora incerta, ma la presenza umana in questo territorio è attestata sin dall'epoca sannitica.
La sua posizione elevata favorì la nascita dell'abitato, permettendo il controllo delle vie di comunicazione e del territorio pedemontano. Nell'XI secolo, il normanno Rodolfo di Molise concesse San Polo e altri feudi al Vescovo di Bojano. Nel XV secolo, il feudo fu usurpato da Scipione Pandone, ma il Patriarca mantenne per sé il titolo e i diritti feudali. Dopo la condanna capitale di Enrico Pandone nel 1528, il feudo fu confiscato. Nei secoli successivi, diversi signori lo detennero, molti dei quali legati alla vicina Bojano.
La storia del paese è segnata da vari terremoti che causarono danni considerevoli all'abitato. Uno di questi distrusse il castello, le cui macerie furono riutilizzate per la ricostruzione del borgo. Dell'antico palazzo rimangono ancora alcune vestigia, tra cui la torre, trasformata nel campanile della chiesa di San Pietro in Vinculis.
Il nome del borgo risale all'XI secolo, all'epoca di Desiderio, futuro Papa Vittore III. Il 25 ottobre 1863, fu aggiunto "Matese" per distinguerlo da altri comuni omonimi.
Una delle peculiarità di San Polo Matese è la ricca collezione di fossili risalenti all'era mesozoica, le "rudiste", diffuse su tutto il territorio e conservate nel Palazzo Rogati, oggi museo. Qui si trova anche il celebre "Presepe Rogati", realizzato con materiali originali che richiamano le tradizioni della Palestina antica e incanta i visitatori nel periodo natalizio. Nello stesso periodo, l'intera comunità partecipa al tradizionale presepe vivente, accompagnato dalla musica folkloristica degli zampognari del paese, custodi di antiche melodie e tradizioni locali.